Volevo scrivere del mio epico viaggio a
Cluj già da domenica sera, ma impegni universitari e opere di
bonifica del territorio mi hanno impedito di descrivervi celermente
la mia avventura in Transilvania. Parto da Iasi, col treno, da solo,
alle 15:30. La mia amica Adele, Leccese ma ormai convertita al
Foggianesimo, mi aspettava a Cluj a mezzanotte e mezza. Ebbene si,
sono nove ore di treno fra le innevate lande rumene. Un'amica mi
aveva rassicurato che sulle carrozze avrei trovato prese elettriche a
volontà, così porto il laptop con l'intenzione di passare il lungo
tempo del viaggio vedendo film. Povero illuso! Entrato nel mio
scompartimento, noto con piacere che i miei compagni di viaggio erano
ragazzi e ragazze dall'aria pulita e che, proprio vicino al mio
posto, c'era una bella presa elettrica. Metto la batteria al computer
e inizio a vedere Braveheart – Cuore Impavido. Dite che volete, ma
non vedevo quel film da quindici anni, o erano quindici anni che non
lo vedevo, traduci! (La capiranno in pochissimi). Insomma, quando
alla fine del film mancavano circa quindici minuti, la batteria mi da
il segnale di scarica. Tutto convinto, inserisco la spina ma...niente
corrente. Provo anche ad altre spine per la carrozza ma non
funzionava nessuna. E infatti molti dei pochi altri passeggeri si
trovavano nella mia stessa situazione. Mentre bestemmio fra i denti e
incomincio a immaginare come avrei potuto passare altre sei ore in
treno da solo, non potendo nemmeno dormire perchè mi ero svegliato
tardi e non avevo sonno, ecco che i simpatici ragazzi scendono, e
sale uno sbandato mezzo ubriaco e puzzolente che prende posto proprio
nel mio scompartimento, iniziando a comunicare con me in uno strano
rumeno. Non contento della situazione, prendo i bagagli e mi sposto
nello scompartimento a fianco, uno dei pochi pieni. Ma dopo pochi
minuti la ragazza che stava lì scende, e ritorna il vagabondo
sproloquiante. Con la scusa che anche lì la spina non funzionava (ma
era vero), me ne vado ed entro in un'altra carrozza dove non c'era
proprio nessuno. Mentre provo anche qui le prese utilizzando il
caricabatterie del mio telefono vecchio, ecco che appare il barbone
molesto, che mi fa cenno di aspettare e scrive su un foglietto “10
Ley” E inizia a dirmi “Zece Lei, zece Lei”. In pratica voleva
dieci Lei da me. Il Leu è la moneta rumena. Gli dico di no ed entro
in un'altra carrozza, stavolta di quelle tipo pullman, dove almeno
c'erano altre cinque o sei persone. Mi siedo, anche qui le prese non
funzionano, e poi sento alle mie spalle una presenza, un qualcosa di
incombente. Mi giro, era di nuovo l'irritante clochard col suo
sudicio biglietto che continuava a dirmi che voleva quegli
stramaledetti zece Lei. A quel punto, irritato sia da lui che dal
fatto che avrei dovuto passare sei ore senza far niente, mi incazzo
alla foggiana maniera, e in dialetto foggiano invito l'assillante
mendicante a lasciarmi in pace. Spaventato dalla mia improvvisa e
folkloristica reazione, scappa via e non lo vedo più.
Per fortuna, di fronte a me era seduta
una studentessa rumena che parlava inglese e che faceva il mio stesso
viaggio da Iasi a Cluj (o, meglio, Cluj-Napoca). Così, un po' parlo
con questa ragazza, un po' mi messaggio con amici su Whatsapp,
scaricando un'intera batteria e la metà dell'altra, un po' navigo
su internet, finalmente arrivo a destinazione. Prendo un taxi e,
imbambolato dallo stressante viaggio, invece di mostrare al tassista
il messaggio di Adele dove mi aveva scritto il suo indirizzo, gli
mostro, credendo fosse l'indirizzo, un messaggio in cui era scritto
“Apeluri pierdute 3”. Che significa che avevo tre chiamate perse.
Chiarito l'equivoco mi porta a destinazione. Solo che sbaglia numero
della scala e mi lascia in un parco giochi condominale. Chiamo Adele
“Dove sei finito?” “Ma come sto parco giochi?” “Ma dove mi
trovo?”... Quando finalmente, da dietro il grande scivolo, ecco
apparire Adele. Tiro un sospiro di sollievo e le vado incontro
festoso. Dopo aver divorato la cena gentilmente offerta dalla mia
amica, cado in un sonno ristoratore. Al mattino...no basta, ho già
scritto troppo per ora. I miei giorni a Cluj, ricchi di sorprese,
colpi di scena e maledizioni a facebook (poi vi svelerò il perchè)
saranno narrati nella prossima puntata.
La revedere.
Nella foto: uno scorcio della caratterisica campagna innevata rumena vista dal treno. Si noti il gregge di pecore.
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