Uno dei romanzi più famosi della
letteratura cinese è “Il viaggio in Occidente”, in cui i
protagonisti fanno un lunghissimo viaggio verso l'India per ritrovare
dei testi sacri. Questo viaggio è pieno di avventure, di demoni
malvagi, di buoni amici, di momenti di grande gioia ma anche di
tristezza e di sconforto. Ma, come in ogni lungo viaggio che si
rispetti, i protagonisti trovano soprattutto loro stessi, scoprendo i
propri limiti e sforzandosi faticosamente di migliorarli.
Io ho fatto il percorso inverso, una
sorta di “Viaggio in Oriente”, spostandomi sempre più verso est,
prima in Romania, poi in Malaysia. Ma la sostanza di questo lungo
viaggio è la stessa: ho conosciuto tantissime cose, ma ho conosciuto
specialmente me stesso, coi miei pochi pregi e i tanti difetti. E
sono ancora all'inizio.
Ma ora, tralasciando i pensieri
filosofici, parliamo un po' di questa Malaysia. Già il viaggio in
aereo è stato spettacolare. Seguire la mappa interattiva sul
computer del mio sedile mi ha dato forti emozioni. Potrebbe sembrare
anche poca cosa, ma per uno che fino a un anno prima aveva paura
anche di prendere l'elicottero per andare da Foggia alle Isole
Tremiti, fa un certo effetto sapere che ora si sta volando su
Istanbul, ora su Teheran, poi sul tristemente famoso Afghanistan, e
dopo aver attraversato il Pakistan trovarsi a volare sull'India,
sbirciando dal finestrino in cerca di qualche tappeto volante, e poi
via sull'Oceano Indiano con le sue misteriose isole Andamane e
Nicobare, prima di arrivare finalmente a destinazione.
E il vero bello di questa vacanza è
che non ho fatto il semplice turista che si fa la foto scattata a
livello strada alle due torri gemelle di Kuala Lumpur; beh, quello
l'ho fatto anche io, ma è stato interessantissimo vivere con Jovy la
vita Malese, anche se per pochi giorni rispetto alla vita Rumena, ma
il tanto che basta per apprezzare le differenze culturali, religiose,
di vita quotidiana, e per constatare, ancora una volta, che possiamo
essere Italiani, Malesi, Rumeni o di qualsiasi altra nazione ma, in
fin dei conti, queste differenze sono solo esteriori e dovute a
fattori storici, geografici e climatici, e che i sentimenti profondi
e viscerali sono uguali per tutti.
Per questo viaggiare fa solo bene, è
un po', permettetemi la similitudine, come esplorare la mappa ad Age
of Empires. Conosciamo solo il nostro villaggio, e magari qualcuno
limitrofo, tutti gli altri sono inghiottiti dal nero. Non li
conosciamo, né ce ne curiamo. Al telegiornale, dopo i sevizi
sull'ennesima condanna di Berlusconi, sull'ennesimo segretario del
Partito Democratico, sull'ennesimo Angelus del Papa, sull'ennesima
falsa svolta sul delitto del momento, sull'ennesimo bidone comprato
dall'Iter, sull'ennesima fiamma di Balotelli, sull'ennesimo tatuaggio
di Belen, sull'ennesimo ritorno in tv di Carmen Russo, e
sull'ennesima fiction di Beppe Fiorello, si dà la notizia, in
chiusura, pochi secondi, senza immagini video, di una qualche
tragedia che ha colpito un paese lontano. Ma fortunatamente, su
duemila morti, non c'erano italiani. Alè! Evviva! E ora tutti
contenti ci possiamo vedere “La prova del cuoco”.
Viaggiando impariamo ad eliminare il
nero dalla mappa di Age of Empires, a rendere visibili altre città,
con persone vestite differentemente da noi, che pregano dei diversi,
che hanno una lingua diversa e che mangiano cibi diversi, ma che in
ultima analisi sono uguali a noi. Potremmo essere noi. E questo
significa rendersi conto delle cose realmente importanti della vita.
Bene, dopo questo sproloquio senza capo
e né coda mi sono accorto che della Malaysia non ho parlato per
niente. Allora delle avventure che Jovy e io abbiamo affrontato
insieme, ne parlerò nella prossima puntata. Adesso non posso più
scrivere, ho da fare. In tv fanno le repliche di Don Matteo!
PS. La seconda immagine rappresenta il
libro d'esordio che ha scritto un mio carissimo amico e che nei
prossimi giorni sarà disponibile nelle librerie. Conosco il suo modo
di scrivere, davvero appassionante e coinvolgente. Maggiori dettagli
nelle prossime puntate...