mercoledì 3 ottobre 2012

I primi giorni


Ebbene, sono dieci giorni che sto in Romania e mi sembra di starci da una vita! Sarà per il ritmo frenetico che ha caratterizzato queste giornate, prima alla ricerca della casa, poi a comprare tutte le cose necessarie, poi all’università fra learning agreement, confirmation sheet, timetable e altra robaccia in inglese, ma queste giornate sono letteralmente volate. Certo, non è mancato il divertimento, con l’Underground e il relativo spazio antistante che mi sembra tanto la piazzetta a Foggia: se vuoi incontrare qualcuno, vai là e di sicuro lo trovi. Oppure quello è il posto adatto se vuoi fare conoscenze: con la maggior parte delle persone, una volta detto nome, università e luogo di provenienza, si chiede “ Come sei arrivato a Iasi?”. Beh il mio viaggio è stato abbastanza particolare, poi è stato il mio primo viaggio in aereo e così vi ammorberò un po’ con questa storia…
Era una mattina bella e soleggiata. La sera prima avevo visto in tv il film Hair. Come tutti voi ben saprete, questo film si conclude con un giovane americano che, suo malgrado, è costretto a salire su un aereo per andare a combattere in Vietnam. Si vede l’aereo che decolla, e la scena successiva è in un cimitero, con la tomba di questo sfortunato giovane e gli amici attorno che cantano la famosissima “Let the sunshine in”. A mio parere è una scena molto bella (vi metto il link alla fine) ma non è certo la cosa più benaugurante per uno che prende l’aereo per la prima volta, nonostante si presuma che il poveraccio sia perito nella giungla vietnamita mentre io avevo il biglietto per un’importante città rumena.
Durante il viaggio tra Foggia e Bari avevo lo stesso stato d’animo del protagonista del film appena menzionato. Una volta all’aeroporto, con tutte le pratiche da sbrigare, l’ansia è molto diminuita, per poi sparire del tutto all’accensione dei motori dell’aereo, lasciando spazio a una grande curiosità e anche a una pacata euforia. Il primo aereo, quello da Bari a Timisoara, sembrava un residuato bellico scampato all’attacco di Pearl Harbour a cui era stata tolta la mitragliatrice ed era stato messo il carrellino del caffè. Piccolo, a eliche, e talmente stretto che siamo stati costretti a lasciare il bagaglio a mano nella stiva perché non c’era spazio dove stavamo noi passeggeri. Dopo un atterraggio “adrenalinico”, arrivato a Timisoara chiamo a casa per avvisare che la prima tappa era conclusa, e ovviamente al telefono dico che il viaggio è stato piacevolissimo e bellissimo, al che un Rumeno che ha viaggiato insieme a me esclama: “Ma quale bellissimo! Questo è viaggio peggiore che ho fatto!” I miei pensieri erano rivolti al prossimo aereo che mi avrebbe dovuto portare a Iasi. Se un aereo per un volo internazionale era così malmesso, figuriamoci quello per un volo nazionale! E invece il secondo aereo era molto grande, comodo e soprattutto a propulsione (guardando dal finestrino non vedevo un’elica girare vorticosamente a qualche metro dalla mia faccia).
Così, dopo un’ora di viaggio tranquillissimo, arrivo all’aeroporto di Iasi. Ok, penso che ormai le emozioni si siano esaurite e prendo un taxi per andare in albergo. Ma una brutta sorpresa mi aspettava: tutta la tensione che non ho avuto sull’aereo l’ho avuta su questo taxi, in quanto il conducente guidava in una maniera agghiacciante. Velocissimo, sorpassava a destra e sinistra mentre si permetteva anche di criticare gli altri automobilisti. Per fortuna il gran premio è durato solo cinque minuti. Arrivato in hotel ho lasciato i bagagli e sono subito sceso a visitare la città. Ma questa è un’altra storia…
In foto: un bellissimo panorama visto dall'aereo, da notare la famosa elica.  




















Ed ecco il link alla succitata scena di Hair:



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