Dopo soli venti minuti raggiungiamo il confine dove
sostiamo per più di quaranta minuti per fare i vari controlli, ma alla fine ho
finalmente il mio primo timbro sul
passaporto: Moldova, frontiera di Sculeni!
Dopo aver attraversato paesi non proprio ridenti
come Ungheni, Romanovca, Sipoteni e Rassvet, arriviamo finalmente nella
capitale. Appena scesi dal maxitaxi andiamo subito a cambiare i nostri Lei
Rumeni in Lei Moldavi e io noto con piacere che su tutte le banconote c’è
stampata la faccia di Stefan Cel Mare, che qui In Moldavia (sia la nazione, sia
la regione della Romania) è amato più di Maradona a Napoli.
Usciti dal cambiavalute ci incamminiamo per strada senza
una meta, ma ecco che, dopo nemmeno due minuti, incontriamo una ragazza di
Chisinau, studentessa di Medicina, che le mie due amiche avevano conosciuto a
un congresso. Gentilmente si offre di farci da guida. Una fortunata coincidenza
davvero incredibile! Notiamo subito che Chisinau è una città molto bella, i
tanti palazzi antichi dimostrano un passato nobile e ricco di cultura, e il
presente è in netta ripresa: ci sono università, teatri, la città è pulita e
ordinata. Tenuto conto che fino al 1991 era parte dell’Unione
Sovietica, i progressi sono notevoli.
Raggiungiamo un altro studente di Medicina del
posto, anche lui aveva già incontrato le mie amiche al famoso congresso, e
assistiamo a un flash mob dove gli studenti delle varie università di Chisinau
si sfidano a colpi di Gangnam Style! La televisione Moldava, che riprendeva
la manifestazione, intervista anche una delle mie amiche che, in perfetto inglese e incitata dal giornalista,
esprime il suo plauso per l’evento.
Abbiamo un po’ di tempo per visitare la città, e qui
inizia il mio show personale. La mia Foggianità, tenuta a freno per due mesi,
prende il sopravvento. Tiro fuori dallo zaino la mia sciarpa del Foggia che mi
accompagna da sempre allo stadio Zaccheria, e costringo le due amiche Torinesi
a farsi una foto insieme a me, sotto la maestosa statua di Stefan Cel Mare,
mentre stringiamo fra le mani la mitica sciarpa rossonera. Una di loro viene
immortalata mentre, reggendo un capo della sciarpa, ha una faccia molto molto
imbarazzata, un’espressione che dice: “Vorrei che un fulmine mi colpisse in
questo momento perché quello che sto facendo non posso sopportarlo un secondo di più.”
Mentre visitiamo la città, in un parco proprio
davanti al Parlamento, ci imbattiamo in un simpatico orso con lo sguardo da
fattone. Non perdo l’occasione, riprendo la sciarpa del Foggia e mi faccio
scattare l’ormai celeberrima foto che troverete alla fine del post.
Dopo aver mangiato (tanto) in un ottimo ristorante,
scopriamo che il conto l’aveva già pagato il gentilissimo amico Moldavo. E
così, tutti felici e contenti, andiamo alla stazione dei pullman dove la nostra
amica, appena atterrata dalla Grande Madre Russia, ci raggiunge all’ultimo
secondo in modo rocambolesco. Sembra davvero tutto finito, perfino ci
addormentiamo “cullati” dai sobbalzi del pullmino, quando arriviamo alla
frontiera. La polizia Moldava ci controlla solo i passaporti. La polizia Rumena
invece ci fa scendere tutti (col freddo che faceva) e ci fa portare i bagagli nell’ufficio
per un controllo. E qui ci riallacciamo al prologo, in quella notte buia e
tempestosa eravamo rimasti col fiato sospeso nel momento in cui la poliziotta sposta dei
maglioni e trova niente popò di meno che una stecca di sigarette russe e invita
la nostra amica a seguirla. Io già me la immagino in Siberia a spaccare pietre
sotto la neve, quando io e le altre due amiche diciamo che quella stecca di
sigarette è anche nostra, è collettiva, di tutti, una stecca comunista! Così la
poliziotta, con aria benevola, ci lascia andare e possiamo tornare a casa a
Iasi. Fa un po’ strano dirlo: tornare a casa a Iasi.
La famosa foto con l’orso e la sciarpa del Foggia:
Ah ah ah una stecca comunista! XD
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